Tra le figure chiave della Mindfulness troviamo il vietnamita Thich Nhat Hahn, monaco buddista zen nato nel 1926. Esiliato dalla sua terra, è colui che ha divulgato ed integrato in Occidente le tecniche buddhiste di meditazione con la realtà quotidiana e a misura della vita moderna di oggi. Egli chiama la Mindfulness “la disciplina essenziale” e la definisce come il processo che alimenta la consapevolezza del presente.

Già negli anni ’70 il Dr. Herbert Benson, un cardiologo di Harvard ha iniziato esplorare la Mindfulness nel contesto scientifico occidentale. Affascinato dalle potenzialità della meditazione, Benson ha iniziato a studiare come questa pratica potesse influenzare positivamente la salute fisica e mentale, in particolare nel contesto delle malattie cardiache e dell’ipertensione.

L’altra figura centrale della Mindfulness è Jon Kabat-Zinn, ricercatore biologo dell’Università del Massachusetts. Fu lui che negli anni ’70 ha avuto il merito di riuscire a definire la Mindfulness in modo laico ed estremamente semplice, rendendola accessibile agli occidentali e facendone emergere il valore scientifico per il quale è stata poi introdotta in ambito terapeutico. Egli, già da diversi anni praticava con profitto personale la meditazione vipassana. Quando il suo lavoro lo mise in contatto con malati cronici e terminali, iniziò a chiedersi se questa pratica potesse aiutare anche le persone sofferenti, e introdusse una tecnica meditativa che fosse laica e universalmente accessibile. I primi risultati furono molto significativi. Da qui infatti nacque nel 1979 il primo protocollo MBSR per la riduzione dello stress. Negli ultimi decenni la meditazione basata sulla consapevolezza ha conosciuto una sempre più ampia diffusione nella società ed è entrata a far parte degli standard occidentali con ampia diffusione in medicina, psicologia e psicoterapia, nelle neuroscienze, nelle scuole, sul lavoro, nello sport e in tanti altri ambiti diversi.