Elementi chiave di Mindfulness si trovano in molte culture e tradizioni del mondo ma tra tutte, quella che più incarna a livello profondo lo sviluppo della consapevolezza, è la dottrina meditativa del Buddha.

La Mindfulness infatti si rifà alla pratica meditativa Vipassana (la più antica pratica buddista) in uso in ambito monastico e laico da più di 2.500 anni (Thailandia, Laos, Birmania, Cambogia, Vietnam) e si colloca nella tradizione Theravada.

Alcuni primi resoconti scritti sulla meditazione buddista in India si trovano nei sutra del Canone Pāli, che risale al I secolo a.C. Il Canone Pāli è una raccolta di scritture della tradizione buddista Theravada.

La meditazione nasce dunque da una matrice spirituale, dove nel concetto di spiritualità c’è anche compresa una concezione energetica e mentale. Da questa matrice spirituale originaria derivano le due vie della meditazione: la prima la rende una pratica religiosa, praticata dai monaci, la seconda una pratica laica che va verso la salute, la cura, quindi lavora direttamente sul corpo, sul sistema energetico e quello mentale. In entrambe le vie viene prodotto lo stesso ristabilimento o mantenimento del benessere. In entrambe le vie c’è un processo di evoluzione e trasformazione della persona.

Esistono dunque differenti pratiche meditative al mondo, derivanti da diverse tradizioni e culture, tuttavia tutte hanno come obiettivo quello di ridurre il lavorio mentale attraverso una certa ‘presenza’. Cambia solo la modalità con la quale arrivarci.

Il mio approccio alla meditazione è laico, orientato verso la salute e il benessere ed è basato sulla Mindfulness (consapevolezza).

Il nome inglese di Mindfulness deriva infatti dalla parola ‘Sati’, termine in lingua Pali, la lingua indiana che utilizzava il Buddha storico, principe di Siddharta nel VI secolo A.C., che possiamo tradurre come “consapevolezza” o “attenzione presente e attiva”. Quindi le radici della meditazione, quindi della Mindfulness, sono molto antiche e derivano dalla filosofia orientale, ma attenzione: per il raggiungimento di questa  attenzione consapevole, non occorre avvicinarsi al mondo religioso  buddhista, taoista, induista od altro.

Lo sviluppo della consapevolezza, infatti, è un processo attivo di autocoscienza, trasversale ad ogni background culturale.